Meteoriti
Gli antichi Galli avevano una particolare versione della fine del mondo: quella che il cielo sarebbe caduto sulla testa degli uomini. E` un'idea che (tra altre possibili catastrofi) si può ritrovare nell’apocalisse, ma che poi per molti secoli fu dimenticata.
Le cose cominciarono a cambiare nell'epoca newtoniana, quando si affacciò l’idea del possibile impatto contro la Terra delle comete. Solo all’inizio del secolo scorso conquistò terreno anche l’ipotesi che le meteoriti fossero frammenti di roccia caduti dal cielo. Infine, all’inizio, del Novecento, la possibilità della caduta di piccoli corpi celesti acquistò credito e rispettabilità scientifica, e gli impatti extraterrestri cominciarono ad esser visti sotto una nuova luce: non più semplici curiosità naturali, ma potenziali catastrofi. Due eventi concorsero indipendentemente a dare una base concreta a questa visione.


(Possibile impatto di un meteorite nel golfo del Messico. Si presume che sia stato la causa dell'estinzione dei dinosauri)

Durante l’esplorazione del West americano, uno strano cratere venne scoperto nel deserto delI'Arizona settentrionale. Del diametro di 1200 metri, profondo 250 metri, circondato da un gran numero di frammenti meteoritici di composizione metallica, il cratere faceva pensare naturalmente all’esplosione seguita all’impatto di un grosso corpo extraterrestre.
Oggi sappiamo che si trattava di un asteroide grande una cinquantina di metri, e che l’esplosione liberò un'energia di decine di Megaton. Un ricco avvocato e ingegnere minerario di Philadelphia, Daniel Moreau Barringer, investì mezzo milione di dollari (dell'epoca) per comprare l’intero cratere e tentare di estrarvi minerali pregiati; i suoi sforzi non ebbero molta fortuna, ma l’idea era tutt'altro che assurda. basti pensare che circa la metà di tutto il nichel estratto nel mondo proviene dalle vicinanze di un altro cratere da impatto, quello di Sudbury in Canada.
L’altro evento che mostrò che gli impatti extraterrestri erano ben più di un'ipotesi fu l'esplosione di Tunguska. La scena è in Siberia, nelle grandi foreste della taiga appena a sud del circolo polare artico. Alle 7h 30m del 30 giugno 1908 improvvisamente una colonna di fuoco e di fumo compare nel cielo da est; una meteora accecante come il Sole discende silenziosamente finché, a 6 km di quota, si verifica un'immane esplosione. La foresta viene abbattuta per migliaia di km², con gli alberi privati dei rami ed allineati al suolo, ad indicare la direzione di provenienza dell’onda d’urto. Non ci furono vittime poiché per fortuna la regione era disabitata: è così poco agevole da raggiungere che essa venne esplorata per la prima volta ben 20 anni dopo. Tutte le ricerche effettuate hanno indicato che la causa della catastrofe fu l’urto contro gli strati densi dell’atmosfera di un frammento di asteroide o cometa grande forse un centinaio di metri, ma composto da materiale così fragile da non resistere alla violenta decelerazione e al surriscaldamento.
Oggi il ruolo degli impatti nella storia del nostro pianeta non è più un mistero:  la frequenza e la dinamica di questi avvenimenti sono state determinate in primo luogo studiando in dettaglio la superficie dei corpi del Sistema Solare che ne hanno conservato meglio le tracce, come la Luna.


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