Il
nostro Sole, a quanto sembra, è destinato ad attraversare la
fase di nebulosa planetaria prima di diventare una nana bianca.
Ma le stelle con una massa pari a diverse masse solari, verso
l'estremità superiore della sequenza principale, sono soggette a
una fine molto più spettacolare. Come abbiamo visto, dapprima
diventano delle abbaglianti supergiganti, invece che semplici
stelle giganti. Esse non hanno alcuna probabilità di raggiungere
lo stadio di nebulose planetarie. La loro massa è tale che le
reazioni nucleari al loro interno continuano in modo
incontrollato, finchè la stella diventa instabile ed esplode.
Tale esplosione viene chiamata supernova.
Nell'esplosione
di supernova, lo splendore della stella aumenta di milioni di
volte, cosicchè in pochi giorni la stella può rivaleggiare con
lo splendore di un'intera galassia. Gli strati esterni della
stella, disintegrati, vengono scagliati nello spazio a un
velocità di circa 5000 km al secondo. Nel 1054, gli astronomi
cinesi osservarono una supernova nella costellazione del Toro. La
stella diventò più brillante di Venere e fu visibile in pieno
giorno per tre settimane. Alla fine si affievolì al di sotto
della visibilità a occhio nudo dopo più di un anno dalla sua
prima apparizione.
Sul luogo
di quell'esplosione si trova ora uno degli oggetti più famosi
dell'intera volta celeste: la Nebulosa del Granchio, i resti in
frantumi della stella esplosa come supernova. Con un telescopio
per dilettanti, la Nebulosa dei Granchio è visibile come una
macchia sbavata, ma è visibile al meglio nelle fotografie a
lunga esposizione prese con grandi telescopi. Nei prossimi 50.000
anni circa, i gas della Nebulosa del Granchio si disperderanno
nello spazio, formando delicati filamenti come quelli della
Nebulosa Velo nel Cigno, che è anch'essa ciò che resta di una
supernova.
(La nebulosa del granchio)
L'ultima
supernova nella nostra Galassia fu vista nel 1604. Questa stella,
nella costellazione di Ofiuco, raggiunse una magnitudine massima
di poco più di -2, come quella di Giove. Essa fu studiata da
Keplero e viene spesso chiamata stella di Keplero. Da allora,
centinaia di supernovae sono state viste, con un telescopio, in
altre galassie; ci si aspetta da molto tempo un'altra supernova
nella nostra Galassia. Quando arriverà, sarà una visione
spettacolare. Molti astronomi sognano di vedere la prossima
supernova eclissare le altre stelle nel cielo notturno con la sua
luce abbagliante, tanto intensa da proiettare ombre.
Nell'esplosione di supernova, la stella può non andare
completamente in frantumi. Talvolta il nucleo centrale della
stella esplosa rimane come un oggetto ancora più piccolo e denso
di una nana bianca, chiamato stella di neutroni. In una stella di
neutroni, i protoni e gli elettroni degli atomi della stella sono
stati compressi dalle tremende forze della supernova tanto da
combinarsi e formare le particelle chiamate neutroni. Una tipica
stella di neutroni ha un diametro di appena 20 km, ma la sua
massa è pari a quella di uno o due Soli. Essendo tanto piccole,
le stelle di neutroni possono ruotare molto velocemente senza
andare in frantumi. Ad ogni rotazione, vediamo un lampo di
radiazioni, come il raggio di un faro. Gli astronomi hanno
captato impulsi radio provenienti da diverse centinaia di
sorgenti di questo tipo, che essi chiamano pulsar, una di queste
si trova al centro della Nebulosa del Granchio. La pulsar del
Granchio irradia 30 volte al secondo; altri lo fanno più
lentamente, fino a una volta ogni quattro secondi. Per la maggior
parte, le stelle di neutroni sono troppo deboli per essere
visibili otticamente, ma il pulsar nella Nebulosa del Granchio è
stata vista lampeggiare in sintonia con gli impulsi a
radiofrequenza.
Se il
nucleo della stella esplosa ha una massa superiore a tre masse
solari, la sua fine non è nemmeno quella di una stella di
neutroni. Diventa invece qualcosa di ancora più bizzarro: un
buco nero. Nessuna forza può difendere una stella pesante
più di tre masse solari dalla forza d'attrazione della sua
stessa gravità. Essa continua a restringersi, diventando sempre
più piccola e più densa, finché la sua gravità diventa tanto
grande che nulla può allontanarsi da essa, nemmeno la sua luce.
Essa si è scavata la propria tomba, un buco nero. Poiché un
buco nero è, per definizione, invisibile, esso ha solo un
interesse accademico per gli astrofili. Gli astronomi hanno
tuttavia captato emissioni di raggi X provenienti dallo spazio,
che essi ritengono prodotte da gas caldi che precipitano nel
pozzo senza fondo dei buchi neri. Il più noto candidato per
essere identificato come un buco nero è Cygnus X-1, che si trova
vicino a una stella visibile di 9a magnitudine nella
costellazione del Cigno.
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